martedì 22 maggio 2012

Fantasmi della mente, #1: Misteriosi sussurri nel silenzio

Cosa si può considerare un risultato degno di nota nella ricerca sull’ignoto e sul paranormale? Molti sono convinti che l’esperienza personale sia, in effetti, l’obiettivo primario e il punto d’approdo della ricerca “sul campo”. Ma quanto è attendibile l’esperienza soggettiva? Possiamo affidarci alle nostre percezioni? A una prima valutazione si penserebbe che non ci sia niente di cui potersi fidare di più, eppure non è proprio così. Per valutare meglio questo punto, consideriamo due ‘esperimenti’, molto diversi ma entrambi molto efficaci nell’illustrare il fenomeno della suggestione.

Il primo fu un vero e proprio esperimento scientifico ed ebbe luogo nel 1953 ad opera degli studiosi Heller e Bergman. Heller e Bergman selezionarono un campione di 80 soggetti dall’udito sano, e un campione di controllo di 100 soggetti clinicamente considerati dall’udito difettoso (“hard-of-hearing”). A ciascun soggetto fu chiesto soltanto di annotare ogni suono che venisse percepito, senza dare indicazioni sul tipo di suono che sarebbe stato prodotto (o di alcun altro tipo); e fu poi fatto permanere per circa cinque minuti in una camera anecoica (un luogo acusticamente isolato, in cui vige un assoluto silenzio, dovuto all’assenza di riflessione delle onde acustiche ed elettromagnetiche).

Ebbene, il 73% dei soggetti dall’udito parzialmente ottuso e il 94% dei soggetti dall’udito sano riportarono di aver udito vari suoni: nel complesso furono registrati ben 39 tipi di suoni.
I più ‘gettonati’ furono: mormorii, ronzii e tintinnii; ma furono uditi anche fischi, sibili, battiti, pulsazioni, il riverbero delle conchiglie, gorgoglii d’acqua, e molti altri.

La conclusione tratta da Heller e Bergman è che nell’apparato uditivo di ciascuno si producono costantemente piccoli suoni, i cosiddetti ‘acufeni’, conseguenza della normale fisiologia del cervello e dell’orecchio; soltanto che normalmente, in assenza di patologie specifiche, rimangono sotto la soglia di udibilità a causa dell’attenzione che rivolgiamo ad altri suoni, del livello di suoni ambientali (>35 dB), e via dicendo.

Tuttavia, il setting della ricerca sul paranormale è di solito estremamente diverso da quello dell’esperienza quotidiana: comporta infatti un contesto di maggiore attenzione uditiva (e non solo), coadiuvata anche da ovvi fattori emotivi, in cui si è attenti a percepire ogni minimo stimolo percettivo possa raggiungerci; e spesso ciò avviene in luoghi e momenti in cui regna un certo silenzio (<35 dB).

Infestazioni paranormali: la 'dama bruna' di Raynham Hall, nel celebre scatto di   H.C. Provand del 1936

E quali sono le percezioni che vengono più spesso riferite da chi ha visitato luoghi che sapeva essere infestati? Guarda caso, proprio bisbigli di anime tormentate, ronzii di strane energie psicomagneteriche, sibili di entità sinistre, battiti di cuori fantasma, tintinnii misteriosi...

L’esperimento di Heller e Bergman è stato ripetuto (e confermato) varie volte, enfatizzando talora la componente psicologica. Ad esempio in una delle ripetizioni, indicando un altoparlante come possibile sorgente sonora (il quale però non era funzionante), si registrò un incremento nella percezione dei suoni: indicando come la ‘fiducia’ nel contesto, che crea quindi una certa aspettativa, possa potenziare l’effetto fisiologico. É stato ripetuto peraltro anche indicando altri tipi di stimoli (che poi, come nel primo esperimento, non sono stati forniti: ad esempio odori particolari, o piccole scariche elettriche) che vennero però puntualmente esperiti dalla maggioranza dei soggetti.

Inutile aggiungere che anche nel caso dei settings delle ricerche paranormali (case infestate, castelli, sotterranei, cimiteri etc.) l’aspettativa del soggetto è orientata in una certa direzione: è proprio quella di trovarsi in un luogo abitato da entità paranormali, che quindi potenzia fisiologicamente l’effetto dell’acufene (ma non soltanto: ogni minimo, normalmente impercettibile stimolo fisiologico, tattile, olfattivo, può essere amplificato e acquisire un’apparente significatività) sotto forma di suggestione.

La suggestione, quindi, non ha nulla a che fare in realtà con l’ “essere suggestionabili”, espressione che sembra avere acquisito un senso un po’ dispregiativo di essere impressionabili, o creduloni: è invece un normale fatto fisiologico, che coinvolge tutti noi in quanto esseri umani sani, razionali, adulti, dal sangue freddo e ben poco impressionabili. [CONTINUA...]

2 commenti:

  1. Interessante intervento Vincenzo.
    Aggiungerei anche il fatto che, insito nella psiche umana, c'è anche il BISOGNO di sentire qualcosa all'interno di rumori distorti. Mettiamoci il fatto delle truffe fatte ad arte (come, a mio parere, è il castello di Azzurrina). Inizia ad essere un po' più complicato quando all'interno di un EVP su 100 persone prese in esame, le stesse 100 persone sentano tutti le stesse parole, rumori, voci...
    Ma per adesso mi sembra che una cosa del genere non sia mai accaduta.

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  2. Anch'io non ho notizia di un'occorrenza del genere al momento. Stai parlando di pareidolia, cioè proiettare suoni definiti in suoni indefiniti: in effetti la strategia per distinguere suoni effettivi dalla pareidolia acustica sarebbe quella che dici.

    Ma anticipi un tema che tratterò in uno dei prossimi "capitoli" :) Per ora, nel caso degli esperimenti che ho descritto, si tratta di piccole percezioni (uditive, tattili, olfattive) che la mente umana produce là dove non ci sono stimoli esterni: in parte per motivi fisiologici (nel caso ad es. degli acufeni) in parte per motivi psicologici (aspettative, suggestione).

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