Cosa si può considerare un risultato degno di nota nella ricerca sull’ignoto e sul paranormale? Molti sono convinti che l’esperienza personale sia, in effetti, l’obiettivo primario e il punto d’approdo della ricerca “sul campo”. Ma quanto è attendibile l’esperienza soggettiva? Possiamo affidarci alle nostre percezioni? A una prima valutazione si penserebbe che non ci sia niente di cui potersi fidare di più, eppure non è proprio così. Per valutare meglio questo punto, consideriamo due ‘esperimenti’, molto diversi ma entrambi molto efficaci nell’illustrare il fenomeno della suggestione.
Il primo fu un vero e proprio esperimento scientifico ed ebbe luogo nel 1953 ad opera degli studiosi Heller e Bergman. Heller e Bergman selezionarono un campione di 80 soggetti dall’udito sano, e un campione di controllo di 100 soggetti clinicamente considerati dall’udito difettoso (“hard-of-hearing”). A ciascun soggetto fu chiesto soltanto di annotare ogni suono che venisse percepito, senza dare indicazioni sul tipo di suono che sarebbe stato prodotto (o di alcun altro tipo); e fu poi fatto permanere per circa cinque minuti in una camera anecoica (un luogo acusticamente isolato, in cui vige un assoluto silenzio, dovuto all’assenza di riflessione delle onde acustiche ed elettromagnetiche).
Ebbene, il 73% dei soggetti dall’udito parzialmente ottuso e il 94% dei soggetti dall’udito sano riportarono di aver udito vari suoni: nel complesso furono registrati ben 39 tipi di suoni.